Teatro Carcano, Corso di Porta Romana, Milano, MI, Italia
L’adattamento della Carmen che Carrère (scrittore), Brook (regista) e Constant (compositore) fecero negli anni ’80 del secolo breve è semplicemente fantastico. Più di 300 repliche, triplo cast, tre film tv per Antenne 2. Numeri incredibili se paragonati alle teniture e al destino delle opere prodotte oggi.
Credo che la maggior parte dei registi quando si confrontano con il grande repertorio d’opera sognino in cuor loro di poter “osare”, di poter adattare la partitura e il libretto. Accanto alle edizioni originali e integrali, necessarie e sempre vive, è forte il desiderio di poter “giocare”, proponendo sperimentazioni musicali e narrative, tagli e nuovi montaggi, insomma dando corpo a quel tipo di lavoro che è concesso, nonché abituale e spesso auspicabile, su tutto il patrimonio della prosa.
Brook, Constant e Carrère decisero di togliere dalla Carmen di Bizet tutto il folklore e la “grandeur” alla ricerca del nocciolo profondo e assoluto dell’opera. Lo fecero con anni di studio e tornando alla fonte stessa del compositore francese, l’omonimo racconto di Mérimée. Il loro fu un lavoro di assoluto rispetto della fonte verso una teatralità forse più netta, sicuramente più antica: quella delle tragedie greche.
I personaggi sono ridotti all’osso: Carmen, José, Escamillo, Micaela. Accanto a loro, tre attori che recitano i personaggi previsti dall’opera come figure minori, eppure fondamentali per la sequenza degli eventi: Lillas Pastia, Garcia, una vecchia zingara. Carrère, Brook e Constant, ognuno secondo le proprie competenze, cercarono di estrarre “il midollo sostanziale” (così racconta lo stesso Constant) dall’opera di Bizet.
Ogni personaggio richiama un archetipo e le grandi questioni della storia dell’umanità ovvero la libertà, l’ineluttabilità del destino, il binomio “amore e morte”, il femminicidio, l’eterno ritorno del tempo della violenza. Nell’ora e venti di musica canto e parola risuonano con la forza tipica dell’epica classica. Carmen assurge alla grandezza delle eroine quali Antigone o Medea o Ecuba: un assoluto in cui si specchiano tutti i relativi. Ci sono le arie più famose dell’opera: l’habanera, la seguidilla, Toreador, l’aria delle carte, le fleur, le due arie di Micaela ma attraverso la lente di un organico orchestrale ridotto a 16 elementi arriviamo a riconoscere le linee melodiche di ciascuno strumento, andiamo a fondo, ne godiamo le sfumature, raggiungendo così una percezione distinta e profondamente toccante delle contraddizioni ivi descritte. La genesi di quel mistero chiamato “essere umano” che solo l’arte più alta può dispiegare davanti ai nostri occhi.
Orchestra del Conservatorio G. Verdi di Milano
Assistente alla regia Omar Nedjari
Scene e costumi Silvia Civran / Paola Grandi
Sound design Giorgio Galliano
Light design Christian Laface
Assistente ai movimenti di scena Simone Tudda
Coproduzione Teatro Carcano, Conservatorio G. Verdi di Milano
In collaborazione con NABA – Nuova Accademia di Belle Arti
Si ringraziano Katarina Vukcevic e Maria Spazzi
Teatro Carcano, Corso di Porta Romana, Milano, MI, Italia
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