Informazioni
Il titolo di questo lavoro allude alla raccolta di versi IX Ecloghe che Andrea Zanzotto pubblicò nel 1962. Il poeta sceglieva per umiltà di stare un passo indietro al luminoso Virgilio e alle dieci ecloghe delle Bucoliche. Ultra moderno e antichissimo a un tempo, Zanzotto sa bene che la letteratura è come un coro di voci di morti. L’ultra modernità da antichissimo che connota Zanzotto non è tuttavia un dato puramente letterario, e la sovrimpressione delle bucoliche al proprio paesaggio, al proprio linguaggio, non è mai piana memoria letteraria, bensì̀ percezione di una irrimediabile frattura tra chi è ormai “versato nel duemila” e quel mondo perduto. Zanzotto capta e illumina l’inferno dentro il quale siamo calati eppure ostinatamente regge il fuoco di una speranza bambina. Il poeta del paesaggio, attraverso la visione della devastazione del paesaggio e la crisi del paesaggio interiore, della psiche e della lingua, afferra e connette le cause e gli effetti di un dolore che rende muti, ergendosi presto come forza civile e storica e persino metafisica. L’intera opera di Zanzotto, come una nuova ecloga, oltre le dieci di Virgilio, parla con la voce futura della profezia e rinnova la visione di un bambino che verrà.
Altre informazioni
Spettacolo inserito nel programma della stagione 2023 “10” di ZONA K.
Testi Andrea Zanzotto
Drammaturgia Simone Derai, Lisa Gasparotto
Scene, luci Simone Derai
Voce del recitativo veneziano Luca Altavilla
La scena ospita un’evocazione dell’opera Wood #12 A Z per gentile concessione di Francesco De Grandi Realizzazioni Luisa Fabris
Immagine promozionale realizzata da Giacomo Carmagnola Management e distribuzione Michele Mele
Produzione Anagoor 2022
Coproduzione Centrale Fies, Fondazione Teatro Donizetti Bergamo, ERT / Teatro Nazionale,TPE – Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi, Operaestate Festival Veneto
Foto Giulio Favotto
Durata 80 minuti
Invita i tuoi amici a vederlo con te: