Sappiamo chi sei. Tu sei un disagiato.
Lo sai tu e lo sappiamo anche noi. Sappiamo quante energie sprechi per non farlo vedere. Fratello disagiato, basta: Il disagio non è un ostacolo sulla strada, il disagio è la strada.
Non cercare di cambiare te stesso. Non cercare di apparire migliore. Accettati come sei: pigro, inetto, inconcludente, dispersivo, vile. Noi ti vogliamo bene così.
Non preoccuparti: elimineremo assieme ogni senso di colpa, ogni residuo di frustrazione.
Noi siamo qui per aiutarti.
Siamo portatori di un messaggio universale che si esprime attraverso la pratica delle tre d: Distrazione, Disinteresse, Disaffezione.
Stringi la mano che ti porgiamo. Il futuro è nostro. Grandi giorni di festa si avvicinano.
Noi siamo la Generazione Disagio. E ce ne sbattiamo il cazzo.
Sinossi
“Gioca anche tu a Dopodiché: riversa i tuoi problemi su un personaggio del gioco e portalo al suicidio. I tuoi problemi moriranno con lui e la mattina dopo il tuo quotidiano cucchiaino di merda sarà più dolce. Dopodiché: l’emozione di vincere, perdendo la vita!”
Sul palco quattro profeti del Disagio-Pensiero addestrano gli astanti alla loro dottrina: arrendersi al Disagio, accettarlo e coltivarlo. Come? Attraverso vari prodotti pedagogici: dopo il successo dei loro ultimi libri “A tuo agio nel Disagio” e “il Disagio del Re Magio”, presentano in anteprima il loro nuovo gioco in scatola “Dopodiché”. Un gioco dell’oca dove un laureando, un precario e uno stagista si sfideranno per vedere chi riesce ad accumulare più sfighe e perciò più Disagio. Con l’aiuto e la partecipazione dal vivo del pubblico in sala i giocatori dovranno avanzare sul tabellone per accumulare Disagio, destreggiandosi tra prove collettive, prove individuali e caselle “imprevisti”. Obiettivo: la casella finale del Suicidio.
APPUNTI DI DRAMMATURGIA
Le tematiche di disagio generazionale, crisi e voglia di cambiamento vengono trattate con un meccanismo di ribaltamento paradossale: invece di risolvere i propri problemi o lottare per un mondo migliore i personaggi si abbandonano piacevolmente al Disagio, lo difendono e orgogliosamente lo praticano con disciplina.
Nel testo proviamo a porre l’attenzione sull’attitudine autolesionista della nostra generazione. Preferiamo cullarci nei nostri problemi e sentirci comodamente impossibilitati a far niente.
Ci deresponsabilizziamo e ci spegniamo. Affrontiamo il tema del suicidio per parlare dei nostri piccoli suicidi quotidiani: tutte quelle attitudini, piccole prassi e decisioni che ci fanno morire pian piano e che in qualche modo ci assolvono dal dover prendere posizioni, agire e reagire. Ridiamo insomma di come siamo bravi a scavarci la fossa giorno per giorno, in compagnia dei nostri paradossi e ossimori: la nostra pubblica intimità, l’inerzia iperattiva, il confortevole precariato, i corpi immaginifici, la condivisione in solitaria e la volgare trascendenza.
Altre informazioni
Voce registrata annuncio Adele Pellegatta
Produzione Proxima Res
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