Teatro Fontana

Teatro Fontana, Via Gian Antonio Boltraffio, Milano, MI, Italia

DEREK JARMAN THINKING BLIND

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Informazioni

PERFORMANCE FINALISTA BIENNALE COLLEGE TEATRO 2021 Sezione performance internazionale Under40
produzione (S)Blocco5
regia Ivonne Capece
drammaturgia Ivonne Capece e Walter Waleri
con Giulio Santolini,Ivonne Capece
costumi e concept visivo Micol Vighi
sound designer Simone Arganini
foto di scena Luca Del Pia
performance in cuffie wireless
Omaggio al film “Blue” di Derek Jarman
Sconfiggere la paura che genera l’inizio, il durante e la fine della vita
La mia vista non tornerà più, la retina è distrutta […] Lampi blu nei miei occhi… Parole di Derek Jarman in “Blue”, film sulle ultime fasi della sua malattia, ad immagine unica: ininterrotto monocromo Blue Klein. Mentre la sua vista si spegne Jarman è l’artefice di un giardino-paradiso, fatto di piante infestanti, di fronte alla centrale nucleare di Dungeness: nel più inospitale dei luoghi crea un’opera di incredibile bellezza. La performance è un omaggio al suo Thinking blind, “Pensare da ciechi”, sviluppare un pensiero senza organi in cui trovi posto ciò che non vediamo: “The true blue”, la verità fluida del mondo. Crediamo che esista un dentro e un fuori, cose distinte da noi, e non ci accorgiamo di vivere immersi in un’atmosfera fisica, ambientale, culturale, come pesci nei mari. Ogni forma di inquinamento, non solo fisico ma anche ideologico o morale – l’inquinamento dei pensieri e delle abitudini – è l’incapacità di vedere il mare in cui siamo, e di capire che ogni cosa che è fuori di noi entrerà in noi. In scena due performer: una misteriosa Eva – un pò Natura, un pò Destino Nucleare dell’umanità – che non mostra mai al pubblico il suo volto e un giovane Adamo che perde il Paradiso Terrestre e si “macchia”. Thinking Blind è una riflessione sull’uomo, vittima e carnefice del suo stesso stare sulla terra, sulla contaminazione di se stessi e del mondo, sul procedere implacabile del tempo. Ma è anche uno spettacolo sulla malattia, sull’HIV, sulle epidemie lecite e illecite, sull’omosessualità, sulla lotta per i diritti civili e sugli atti creativi come forme di resistenza. Imparare a pensare come se fossimo ciechi, cioè con altri organi, trasformare l’angoscia del futuro in visioni più profonde della vita: per fare di noi un giardino di fronte a una centrale nucleare e trasformare un terrore oscuro in opportunità di bellezza. “Fight the fear of the Beginning, the Middle and the End!”, recita Tilda Swilton in Blue di Jarman: creare atti di resistenza alla decadenza e all’orrore, per (ri)costruire – come fece Jarman – il giardino perduto dentro di noi o quanto meno tentare di renderlo concreto nel nostro agire sulla terra.

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