Un immaginario paesino del Nord Italia. Oggi.
Grazia è una donna tutta d’un pezzo. Moglie del sindaco e preside
dell’unica scuola superiore del paese, è temuta da tutti: studenti, colleghi,
genitori. Con fermezza e austerità , Grazia guida non solo il suo istituto ma
in qualche modo l’intero paese, regolato dai suoi princìpi: rigore,
perbenismo e soprattutto repressione sessuale.
Per Grazia la sessualità sbandierata sui social e in tivù e l’eccessiva libertà
dei costumi stanno portando il mondo verso un lento declino.
Suo marito le prova tutte per sciogliere il blocco di ghiaccio che è diventato
il suo cuore, suo figlio – gay e ventenne – non sa più cosa inventarsi per far
sì che la madre sia più tollerante e aperta, ma ogni sforzo è vano.
Anche le amiche e le colleghe prendono in giro Grazia per la sua rigidità,
qualcuno prova a smuoverla dalle sue posizioni, ma senza risultati.
Per Grazia le cose in paese stanno peggiorando. Sembra che ovunque si
volti veda depravazione e sesso esibito. Come mai? Inizia a circolare una
leggenda metropolitana per cui si suppone che l’aria “eccitante” che circola
in zona sia dovuta ai fumi di una fabbrica di Viagra, aperta da poco nelle
vicinanze. Sembra assurdo, certo, ma se ci fosse del vero? Nel dubbio,
Grazia, si reca di persona alla collinetta su cui è situato lo stabilimento, ma
il percorso è impervio, inciampa e cade nella cisterna piena dei liquami di
scarico della fabbrica.
Proprio come in un film di mutanti, dopo quell’incidente, qualcosa in lei
cambia radicalmente: inizia a sentire uno strano prurito, una strana voglia
di essere sé stessa e liberare la sua sessualità , che, dopo i primi esilaranti
segnali, finisce per pervaderla totalmente, mandarla in tilt e dar vita a una
nuova Grazia.
Il suo look si trasforma, inizia a farsi chiamare Grace, diventa
all’improvviso sessualmente attivissima col marito (tanto che è lui, ora, che
non riesce a starle dietro!), si rivolge al figlio in modo spregiudicato e
diretto, troppo diretto persino per lui.
“Devo recuperare tutto il tempo che ho perso!” è il nuovo motto di Grazia, e
nel frattempo, quelli che prima la accusavano di vedute ristrette e
bigottismo, ora sono imbarazzati, a disagio in sua presenza… forse non
erano davvero così aperti e disinibiti come professavano.
La figlia maggiore di Grazia, Martina, manager in Germania, torna al paese
per capire cosa stia succedendo a sua madre. Trova una mamma
totalmente inedita che sta scoprendo un nuovo equilibrio con sé stessa e
un nuovo modo per ascoltare e comprendere gli altri.
Dopo un primo momento di spaesamento, grazie alla “nuova” Grazia, la famiglia riesce ad affrontare i suoi non detti e scheletri nell’armadio e i
quattro si ritrovano sinceri gli uni con gli altri e uniti come non lo sono mai
stati.
Ma a qualcuno tutta questa libertà non piace, qualcuno è infastidito e teme
che la nuova Grazia possa portare la gente del paese sulla cattiva strada.
In breve tempo, all’interno della scuola, alcuni docenti e genitori si
coalizzano in un una sorta di partito anti-Grazia, in breve la donna diventa
il capro espiatorio della comunità , contro di lei si muove una vera e
propria crociata.
A quanto pare la cittadinanza intera preferiva una despota cinica e
repressiva a una variopinta e stravagante ma autentica donna libera.
Nell’ultima parte della storia la commedia, fino a quel punto vivace e
spensierata, si tinge pericolosamente di nero…
Assistente alla regia Mariano Jaime
Produzione Gerli Music Production
Assistente di produzione Giuseppe Di Falco
Lo spettacolo fa parte della manifestazione “Milano è Viva” organizzata dal Comune di Milano
Castello Sforzesco – Cortile delle Armi
Piazza Castello, 1 – Milano
h 21.00 inizio spettacolo
Sconsigliato ai minori di 14 anni
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