Cerco una “dislocazione” che porti un altro sentire, alimenti l’utopia di un nuovo linguaggio corporeo. Questi corpi-segni preludono a qualcosa di attuale, sono l’affacciarsi a un volume materico della presenza, taciuto o muto. Allo sguardo, immediata e viva è l’impressione di ricevere da loro la spinta di un dietro a volte colmo, pressato sul davanti ad evocare sigilli arcaici e a tratti un dietro largo e calmo, che inonda la persona, la perimetra. Corpi posati in un “per sempre”, oppure sospesi in uno spasmo, o trattenuti dal barlume di un’intuizione, mai disarmati. Corpi resi stretti, pieni che gridano un esubero, una via di fuga o di conquista di sé nel porsi smisurato.
È necessario far saltare la proporzione aurea, il ricamo rappacificante e lasciare che qualcosa accada impudicamente o che qualcosa sia irriducibilmente. Il corpo e la questione del corpo: materia spirituale, enigma, enormità senza fine. Questo esserne contenuti e al tempo stesso estromessi. Questo disagevole abitarsi perché non se ne riconoscono più gli assi cartesiani, o questa forza dignitosa, banale, sacra, profana di essere solo corpo, emanazione di corpi. (Alessandra Cristiani)
IProgetto e performance Alessandra Cristiani
Musica e suono Gianluca Misiti
Luce Gianni Staropoli
Produzione PinDoc
Coproduzione Teatro Akropolis
Con il sostegno di Armunia / Festival Inequilibrio
In collaborazione con Lios, Alfabeto performativo
Con il sostegno di MiC – Ministero della Cultura, Regione Siciliana
DURATA 60 minuti
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